Credere in Bitcoin

Alessandro Melazzini
4 min readNov 14, 2022

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I recenti avvenimenti in questo settore hanno sconquassato il mercato e gettato sconforto e discredito tra gli investitori.

In un ambito macroeconomico già estremamente negativo (pandemia, inflazione, guerra), si è scoperto che Sam Bankman-Fried, una delle persone più in vista nel settore, nonché fondatore del rinomato exchange FTX, ha usato i fondi dei clienti per delle rischiose e fallimentari speculazioni di mercato.

Il trentenne si è trovato a perdere nel giro di 24 ore i 16 miliardi di dollari che aveva guadagnato nel corso di questi anni, affossando FTX, i dipendenti (che erano rimasti all’oscuro di tutto fino a domenica), i fondi di investimenti (tra cui Sequoia Capital e Blackrock) e soprattutto i clienti.

Chi ha depositato le proprie criptovalute su FTX ha i fondi bloccati ed è incerto se e quando li potrà mai riavere indietro.

Questa rivelazione, che nelle prossime settimane avrà ripercussioni su altre società partecipate di FTX, ha affossato ancora di più il valore delle criptovalute.

La perdita percentuale di Bitcoin ed Ethereum, le due criptovalute più solide, è tuttavia stata frenata dai dati positivi riguardo all’inflazione americana, che fa sperare in un rallentamento delle misure aggressive della Banca Centrale Americana, intenzionata a combattere l’inflazione aumentando i tassi di interesse, quindi il costo del denaro, per rallentare la crescita economica e soppromere l’inflazione (nella speranza di non ammazzare il paziente a furia di interventi troppo pesanti).

A fronte dello scandalo di FTX, ultimo di una sequela di fallimenti nell’ambito di società legate alle criptovalute (Terra, Celsius, 3AC), l’opinione pubblica è sempre più diffidente verso questo tipo di nuova finanza.

È importante tuttavia ricordare che Bitcoin nacque proprio per ovviare ai problemi della finanza tradizionale, controllata da intermediari quali banche e società di trading, come si può leggere nel paper di Satoshi Nakamoto con il quale venne annunciata la tecnologia della blockchain:

Bitcoin: un sistema di moneta elettronica peer-to-peer
https://bitcoin.org/files/bitcoin-paper/bitcoin_it.pdf

Con „peer to peer“ si intende una comunicazione tra parigrado, che non passi da una istanza centrale.

Se è assolutamente comprensibile che l’investitore medio voglia allontanarsi dal concetto della blockchain e delle criptovalute, parimenti chi ritiene l’invenzione di Bitcoin come l’avvento di una nuova tecnologia destinata a imporsi nei prossimi anni, potrebbe essere portato a voler approfittare del periodo fortemente ribassista, per accumulare Bitcoin e/o Ethereum, nella speranza di una crescita di valore esponenziale nei prossimi anni.

Così come circa vent’anni fa scoppiò la bolla di Internet, gettando per vari anni discredito sulle aziende innovative, dopo che si diradò il caos di quel crollo le aziende serie ne uscirono garantendo ai propri azionisti solidi guadagni (ad esempio Apple, Google, Amazon).

Chi crede in Bitcoin, non crede in una azienda, o in una istituzione, o in una persona, bensì crede in un protocollo di comunicazione del valore.

Uso la parola credere non a caso, poiché fino all’invenzione di Bitcoin, la moneta è sempre stata valida sintantoché si è creduto nel suo emittente.
“In God we trust”, è stampato sui biglietti da un dollaro americani.

Bitcoin, questa la sua forza straordinaria, crea una moneta priva di un’istanza centrale alla quale ci si debba affidare per avere sicurezza sul valore della moneta emessa.

Credere in Bitcoin significa scommettere sul fatto che questa infrastruttura digitale di trasmissione del valore diventerà onnipresente, così come chi scommesse su Internet quando era lentissima, pensava che questa tecnologia in capo a qualche tempo sarebbe diventata pervasiva.

Chi volesse quindi continuare nel percorso di investimenti nelle criptovalute, evitando il pericolo di affidarle a terze parti, ha come opzione quella di acquistare un “hardware wallet” come quelli prodotti da Ledger o altre aziende di rinomata serietà, che permetta di tenere in custodia le proprie criptovalute senza intermediari alcuni.
Ledger ad esempio dà la possibilità di acquistare Bitcoin ed Ethereum (tramite carta di credito o bonifico bancario), e farselo mandare direttamente sul proprio “hardware wallet”, utilizzando quindi un intermediario per il solo momento dell’acquisto.

A fronte di una difficoltà leggermente maggiore rispetto a utilizzare un exchange, il vantaggio di tenere le proprie criptovalute su una chiavetta è l’assoluta sicurezza di essere il custode delle stesse, poiché la proprietà viene iscritta direttamente sulla blockchain, e non lasciata in custodia da un’entità terza, come nel caso di FTX o altri exchange.

Lo svantaggio è che se si perde la frase crittografata generata nel momento di inizializzazione del wallet, si perde per sempre la possibilità di accedere ai propri fondi.

Se invece viene smarrita la chievetta, i propri fondi rimangono intatti, basta che si abbia a disposizione la frase crittografata di cui sopra.

La chiavetta difatti non è propriamente il portafoglio, bensì è una modalità di accesso e legittimazione alla criptovaluta registrata direttamente sulla blockchain, il database decentralizzato composto da tutte le migliaia di singoli nodi sparsi per la terra e gestiti indipendentemente l’uno dall’altro.

Tutto quanto sopra naturalmente non sono consigli finanziari, ma solo considerazioni private.

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Alessandro Melazzini
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